All’interno di uno dei più grandi edifici industriali realizzati a Prato negli anni Cinquanta, è racchiusa una grande piazza-cortile, un tempo dedicata alla cernita di stracci.
Con questo progetto si propone di rinnovare il ruolo collettivo e urbano, spazio aggregativo dalle svariate possibilità di utilizzo.
L’immobile di Via Valentini a Prato, anni ’60
Kölner Maler, hortus conclusus, 1430
Rachel Whiteread, Stairs, 2001 – Wolfgang Laib, Ziggurat, 2003
sezione di progetto
l’attacco a terra: i tre oggetti
La proposta di riqualificazione ideata si fonda su tre presupposti:
1. il carattere del vuoto centrale la configurazione architettonica dell’edificio viene assunta
come punto di forza della proposta progettuale. La cavità interna viene immaginata come spazio da percepire in modo bilaterale, superando l’attuale concetto di vuoto entro cui affacciarsi dai livelli soprastanti.
Sarà quindi necessario rendere leggibile lo spazio, rimarcando il limite tra pieno e vuoto attraverso un nuovo elemento, un involucro che sia in grado di gestire lo scambio osmotico tra le parti. Questo limite è immaginato come una membrana tessile, connotata da diverse trame e cromatismi, connotata da trasparenze e vibrazioni date anche dalla vegetazione che in parte la ricopre. Valorizzando il tema della luce naturale dall’alto.
2. la corte come spazio di tipo relazionale analogamente a quanto avviene in una vera e propria piazza, la corte interna è concepita come uno spazio relazionale di interscambio di tipo (meta)fisico. Il vuoto è per sua vocazione lo spazio attraverso il quale si instaurano scambio tra architettura e osservatore, tra edificio e fruitori. La componente centripeta che attualmente rende questo spazio poco leggibile e quasi isolato rispetto al contesto viene risolta evidenziando i due varchi di accesso su via Valentini e via Pisano mediante il posizionamento di un soffitto tessile colorato che congiunge l’esterno con l’interno.
Qui, il percorso di attraversamento e collegamento è gestito dall’illuminazione sospesa che rende lo spazio interno maggiormente dinamico oltre a condurre ai diversi sistemi di risalita verticale.
3. la metafora del giardino richiamando il concetto dell’antico vilidarium la corte viene concepita come uno spazio nel quale artificio e natura possano trovare un nuovo equilibrio. Il vuoto viene ridefinito nella sua forma stereometrica dalla vegetazione introdotta che, muovendosi lungo funi tese, corre sui diversi piani creati.
Il verde occupa vuoti ed interstizi, il giardino si fa ora verticale ora sospeso per risolvere tanto un problema di spazio quanto per i rilevanti vantaggi ambientali, inserendosi in quell’ambito che Gilles Clément ha definito “terzo paesaggio”.