Le linee di azione che verranno messe in campo per rigenerare l’intero sistema costiero dell’area di Torregrande e delle zone limitrofe, non possono prescindere dall’attenta conoscenza del sistema territoriale e naturale. Ciò rappresenta una condizione essenziale per procedere nella direzione di trasformazioni che arricchiscano di bellezza e diversità gli ambiti urbanizzati costieri e che potenzino e ripristinino gli ambiti di naturalità.
Il territorio in cui Torregrande è inserita è complesso e variegato: nonostante il mare ne sia il principale protagonista, le acque dolci dei fiumi e delle lagune (Stagno di Cabras) assumono un’importanza strategica caratterizzando tutto il sistema naturale dell’entroterra.
E se le aree umide sono sempre state considerate dagli abitanti della zona un impedimento per la fruizione turistica, gli intenti di progetto si spingono nella direzione opposta: ricreare e ricercare “un nuovo e vecchio dialogo” tra il Paesaggio dell’entroterra (sistema agricolo, sistema delle acque dolci, sistema della vegetazione lacustre, pineta, boschi marittimi) e il sistema marittimo attraverso forme organiche di accessibilità lungo le quali il paesaggio naturale retrostante penetra, ricongiungendosi al mare.
L’obiettivo ultimo di progetto è quello di superare l’antinomia tra paesaggio antropizzato e paesaggio naturale nella prospettiva della salvaguardia e del recupero del territorio e della biodiversità attraverso modalità di utilizzo sostenibile.
La strategia principale che interessa il progetto di Paesaggio è quella legata al principio della rinaturalizzazione, intesa come volontà di ripristinare i sottili equilibri che governano l’ecosistema ambientale, caratteristico della fascia litoranea.
Il progetto di rinaturalizzazione intende ristabilire la “sezione” trasversale e longitudinale di paesaggio secondo un principio organico di riconnessione tra mare, dune, pineta, salina e sistema delle acque dolci.
Questo disegno organico e unitario di Paesaggio si sviluppa dunque in entrambe le direzioni nella ricerca di ricucire e preservare un sistema naturale compatibilmente con la frequentazione turistica.
Questo atteggiamento “geografico” diventa risorsa e guida per una serie di altre decisioni progettuali. Ad esempio sulla fascia costiera, in prossimità dell’area balneare, è prevista la ricostruzione dei cordoni dunali (rigenerazione del movimento dunoso) e la messa a dimora della vegetazione costiera autoctona. Questo non avverrà solo nella zona più ad est, già a carattere naturale, ma anche nell’area più urbanizzata, a ridosso del lungomare Eleonora d’Arborea.
Ciò non comporta solo un’azione di difesa ma intende risarcire l’intero territorio con la valorizzazione degli habitat naturali, preziosi per la biodiversità.
I sentieri pedonali obbligati, trasversali al mare e inseriti tra la vegetazione caratterizzante le dune, assicureranno la fruizione e l’accesso turistico controllato.
La strategia di intervento interessa tutte le macro-aree del litorale in cui il territorio, oggetto dell’intervento, è stato “suddiviso” per una semplicità di visione e di studio.Ad ogni modo tutte le azioni saranno riconoscibili come parte di un unico intervento globale (che nasce dalla sovrapposizione, interazione e declinazione delle stesse aree) al fine di restituire una nuova immagine chiara ed omogenea da trasmettere.Linea guida, affine a tutti gli interventi puntuali di progetto, è la ricerca del “movimento”, intesa come azione comune che scaturisce dalla lettura di un Paesaggio che vede la presenza della Duna come caratteristica fondamentale.